A Roma in Via Oslavia, nel quartiere della Vittoria, tra palazzi e case anonime c'è un appartamento piccolo-borghese, studiato per decenni dagli storici dell'arte e considerato un capolavoro del futurismo italiano. È la casa di Giacomo Balla, l'artista futurista che ha vissuto tra queste pareti da lui stesso decorate dagli anni ‘20 fino alla sua morte, nel 1958. Riaperta lo scorso giugno, la casa si è rivelata una fortunata riscoperta. Ci sono voluti quasi trent’anni dalla morte delle figlie di Giacomo Balla, Luce ed Elica, per restituire al pubblico quello che è stato considerato un esempio d'arte futurista e che risponde all'idea di “Arte totale”: dagli arredi alle piastrelle, dai vestiti agli affreschi sulle pareti, tutto per un mondo colorato, allegro e dinamico che il maestro aveva enunciato nel Manifesto “Ricostruzione futurista dell'universo” del 1915.