8 marzo, Giornata internazionale della Donna: con Factanza abbiamo posto delle domande a Lilli Gruber
Quali sono ancora i pregiudizi/stereotipi nei confronti delle giornaliste donne nell'ambiente?
"Bisogna ricordare che oggi praticamente la metà dei giornalisti sono donne, e questo automaticamente ha fatto cambiare tante cose. Quando io sono diventata famosa come conduttrice televisiva di un Tg avevo neanche trent'anni e la gente mi fermava per strada e mi diceva "ah che brava annunciatrice, che bella presentatrice". Era escluso per il vasto pubblico che io potessi essere una giornalista, perché il ruolo del conduttore di telegiornale era riservato ai maschi. Oggi tutto questo è cambiato, così come sono cambiati i numeri nel mondo dell'informazione e anche della televisione. Continuano però a restare tanti pregiudizi nei confronti delle donne per quanto riguarda i posti di potere. Ecco, nei luoghi di potere ci sono poche donne, anche quando sono molto più brave dei maschi. Sono una delle poche che ha un programma suo, sono responsabile di Otto e Mezzo del gruppo di lavoro. Naturalmente oneri e onori, sono responsabile dei risultati e degli ascolti sia quando le cose vanno bene, che quando vanno meno bene. Bisogna sempre rischiare se si vuole ottenere qualcosa."
Com'è cambiata la visione della donna in TV rispetto agli anni passati?
"Le cose sono cambiate in televisione perché sono cambiati i numeri, tante donne hanno cominciato a entrare nelle stanze sia dei telegiornali che delle strutture dei programmi, che nelle stanze degli sceneggiatori. E sicuramente, da un punto di vista dei contenuti e quindi dell'immagine femminile che veniva veicolata, le grandi sceneggiatrice delle serie televisive americane in questi ultimi anni hanno cambiato totalmente l'immagine femminile, per fortuna.È importante avere posizioni di potere perché il potere non è né buono e cattivo, dipende dall'uso che ne fai. Però avere il potere significa poter decidere e quindi noi donne vogliamo poter decidere molto di più, almeno in modo paritario rispetto agli uomini. È anche una questione di democrazia."
Media e donne: come pensa che il giornalismo di oggi affronti tematiche di genere?
"Oggi tutte le tematiche di genere vengono affrontate, secondo me giustamente, con grande cautela e anche con grande rispetto verso chi è considerato diverso dalla cosiddetta normalità. E questo è un bene. Lo ricordo e lo dico sempre perché in tanti si scagliano contro il cosiddetto 'politicamente corretto', ma io penso che invece sia positivo che ognuno di noi, prima di sparare quello che pensa la sua pancia, cominci a utilizzare prima la testa, perché si può essere spesso offensivi e non sinceri, perché la sincerità non è sempre sinonimo di rispetto. C'è anche una grande discussione dei gender fluid, delle comunità gay, delle comunità lesbiche LGBTQ+. Ci vuole grande rispetto. Oggi però vengono rappresentate sempre di più anche nel mondo della televisione."
Le è mai capitato che qualche ospite si rifiutasse di essere intervistato da lei in quanto donna o avesse atteggiamenti diversi da quelli che avrebbe avuto nei confronti di un uomo?
"Nel mio percorso professionale ho incontrato tantissimi pregiudizi e ho anche vissuto tantissime discriminazioni perché oggi so per certo che ero molto spesso più brava, più professionale, più seria e capace di tanti colleghi maschi che hanno fatto carriera. Nessuno si è mai rifiutato di farsi intervistare da me, anche perché io sono sempre stata un piccolo 'panzer' e quindi non avrei mai accettato. Ma perplessità, pregiudizi sì. Quando ho iniziato a fare la giornalista, siccome non esistevano le giornaliste che conducevano i telegiornali, allora hanno pensato bene di cominciare a fare dei sondaggi e quindi risultavo a un certo punto la più 'Telescopabile'. Ecco, voi pensate che una giovane donna di trent'anni potesse essere felice di essere vista e giudicata per il suo aspetto fisico, il suo essere più o meno sexy? Quando in realtà hai fatto tanta fatica, e io ne ho fatta tanta, e tantissime donne continuano a farlo per essere apprezzate e giudicate per il lavoro che fanno. E questo quello che poi conta. Poi quando c'è l'ambito personale dove bisogna essere sexy è un'altra storia. Quando bisogna essere giudicati sul luogo di lavoro in base a quello che si fa, bisogna far funzionare bene il cervello."
Come vive il fatto di ricevere spesso commenti sul suo aspetto fisico per denigrarla piuttosto che sulla sua professionalità?
"Oggi non mi importa più assolutamente niente. Ma perché ho tanta esperienza e perché non sono più una ragazza o una giovane donna. Voi giovani uomini e giovani donne, dovete sapere che mettere troppo l'accento sulle esteriorità, sull'aspetto fisico non va bene, ma non va bene, perché l'aspetto fisico è un aspetto di noi. Poi ci sono talmente tante altre cose, dal cervello alle aspirazioni, alle aspettative, siamo fatti di tante cose. Dobbiamo essere visti per quello che siamo nel nostro complesso, non in base al mascara, al rossetto, alla giacca, alla scollatura. No, essere giudicati solo per questo non fa bene a nessuno, né alle donne e neanche agli uomini."