Viaggio nel disagio psichico degli adolescenti che il Covid ha contribuito a fare esplodere. Si sentono invisibili, disperati, senza un'idea di futuro. Nei casi più gravi arrivano a tagliarsi e persino a tentare il suicidio. Le loro voci nel reportage di Alessio Lasta
“Mi faccio schifo, mi sento invisibile in un corpo enorme, sola in mezzo a tutti, inutile”.
“Forse la cosa giusta sarebbe togliere il disturbo”.
Voci di adolescenti ricoverati nei reparti di neuropsichiatria infantile di tutta Italia. Il lockdown, per tanti di loro, ha causato gravissimi peggioramenti della salute mentale, con un’enorme crescita dei casi di autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare e tentativi di suicidio. “Il Covid fa male anche all’anima”, ci dice il professor Renato Borgatti, che a Pavia dirige il reparto di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza della "Fondazione Mondino". Una ragazza di 14 anni, ricoverata, commenta un disegno appeso al muro del reparto: al centro una figura di donna in bianco e nero, rannicchiata su se stessa, intorno a lei dei giganteschi mostri multicolore.
“I mostri sono colorati perché sono quelli che stanno vivendo dentro di me, ma io non sono ancora a colori, io sono grigia".
I ragazzi si tagliano per punirsi, affinché il dolore fisico sovrasti quello mentale. Prendono psicofarmaci come una “soluzione per la mia vita di merda”. Alcuni di loro provano perfino a suicidarsi. Un’emergenza nazionale per la quale bisogna fare subito qualcosa.