Il coronavirus ha colpito il cuore delle capitali europee, svuotando i negozi, facendo chiudere i ristoranti, impedendo a turisti e lavoratori di affollare gli incroci. Londra, tra le città, è la più ferita. Il pezzo di Chiara Proietti d'Ambra, con la collaborazione di Ambra Orengo e Gabriele Zagni
Sulle vetrine dei negozi di Covent Garden non è raro trovare cartelli con la scritta “Affittasi” o “Chiuso per Covid”. A Mayfair, ricco quartiere del centro, i ristoratori che sono rimasti aperti fanno i conti con i numeri del personale in eccesso rispetto ai pochi clienti che entrano. Nella City di Londra gli uffici delle grandi società finanziarie sono vuoti, “vittime” dello smartworking che in città ha colpito molti (il tasso di persone tornate in ufficio è sotto il 20%). E nel celebre casinò di Leicester Square, l’Hippodrome, 250 dipendenti rischiano di essere licenziati da un momento all’altro. Nel frattempo, lo spettro di un’altra possibile chiusura agita ristoratori e imprenditori: “Se ci sarà un nuovo lockdown io non chiuderò. Possono mandare l’esercito ma io devo sopravvivere”, dice Fadil Maqedonci del Cafè Koha di Covent Garden.