Oltre 21 milioni di euro in donazioni private, posti dimezzati, tempi raddoppiati e solo 26 pazienti in due mesi. Sono gli ingredienti che compongono l’ospedale della Fiera di Milano.
E dopo aver fatto i conti sul passato, quale sarà il futuro della struttura? Salvatore Gulisano
Nell’ospedale costruito nella Fiera di Milano ci sono letti accatastati e monitor inutilizzati. Da quando è stato aperto, ha accolto pochi pazienti: solo 26 sui 400 ipotizzati all’inizio. Tra i critici, c’è chi sottolinea che fare una terapia intensiva staccata dall’ospedale vero e proprio – come in questo caso – sia un errore: “Pensare di rafforzare solo le terapie intensive vuol dire non aver capito nulla. È un progetto da irresponsabili, perché in terapia intensiva può lavorare solo chi sa lavorare. Altrimenti produci morti”, dice il professor Alberto Zangrillo. E tra i tanti che hanno donato i propri soldi per la costruzione, c’è anche l’avvocato Giuseppe La Scala: “Sembrava un progetto brillante, molto 'milanese'. Ma ora si rincorrono voci che suggeriscono che questo progetto sembrava sbagliato dall’inizio”.