Rimpalli di responsabilità. Attrezzature insufficienti della Guardia Costiera Libica. Chiamate disperate da parte della rete di attivisti di Alarm Phone. Frontex che ha solo aerei. Nel Mediterraneo sguarnito di assetti di salvataggio, le persone continuano a morire. Tra il 21 e il 22 aprile un gommone con circa 130 persone a bordo è stato inghiottito dal mare in burrasca. L’inchiesta di Micaela Farrocco e Gabriele Zagni ricostruisce le ore drammatiche del naufragio.
La mattina di mercoledì 21 aprile 2021 Alarm Phone trasmette a Libia, Italia e Malta la posizione di un gommone con 130 persone in difficoltà al largo della Libia. La Guardia Costiera Libica assume il coordinamento dei casi di distress di quella giornata e sceglie di non avvalersi di un mercantile presente in area, Bruna, segnalato da Alarm Phone a circa 50 km.
Solo alle 18.45 la Libia chiederà all’Italia un aiuto per far convergere navi mercantili, mentre dall’alto un volo di Frontex osserva il gommone alla deriva tra “venti fortissimi e onde alte come palazzi”. Viene lanciato un Mayday Relay. Ma è troppo tardi. Alarm Phone perde il contatto con il gommone: la batteria del telefono satellitare si è scaricata. Il volo di Frontex lascia la scena per maltempo e mancanza di carburante. “Abbiamo aerei, non navi. Non potevamo aiutare diversamente” spiegano dall’Agenzia Europea per il controllo delle frontiere esterne.
La ricerca dei mercantili continuerà nel buio. Solo nella tarda mattinata del 22 aprile i mercantili e un aereo di Frontex avvistano quel che rimane del natante.
La nave Ocean Viking della ONG Sos Mediterranée, unica imbarcazione della società civile in mare in quei giorni, si trovava al momento della segnalazione verso la Tunisia, sulle tracce di un altro caso di barcone in distress. Dopo ore di infruttuose ricerche si dirige verso il gommone con 130 persone. Arriverà nelle prime ore del 22 aprile per constatare che la tragedia si è compiuta. “Ci siamo ritrovati a navigare in un mare di corpi” raccontano Alessandro Porro, soccorritore, e Giuseppe Bortuccio D’Angelo, YouTuber del progetto Happiness che si era imbarcato per documentare la felicità del salvare vite umane. Dall’inizio del 2021 più di 500 persone hanno già perso la vita o sono andate disperse nel Mediterraneo (fonte ISPI).