Da un lato, l’Italia blindata. Dall’altro, la Spagna aperturista, che organizza un concerto sperimentale con 5mila spettatori e a Madrid riapre tutto. Chi ha ragione? Di Salvatore Gulisano
“Bisogna uscire e vivere, sennò ci viene la depressione”. A dirlo non sono i famigerati giovani della movida, ma due ottantenni a spasso per Madrid. Questa è l’atmosfera che si respira in Spagna, dove si sta tentando l’approccio delle riaperture. A Barcellona è stato organizzato un concerto rock sperimentale con 5mila spettatori, tamponati, al chiuso: “Se non ci sarà un aumento maggiore che nel resto della popolazione, vorrà dire che il concerto non è stato un moltiplicatore”, spiega il Dr Boris Revollo. L'idea alla base dell'iniziativa è nelle parole del direttore del Festival: "Se ci sarà una nuova ondata, dobbiamo riuscire a chiudere in casa solo chi ha veramente il virus." Intanto, la celebre spiaggia della città è affollatissima: spagnoli, ma anche tanti italiani e francesi. Qui non vige l’obbligo di mascherina.
Camminando per Madrid, invece, sembra di essere nel 2019. L’amministrazione di destra della regione ha riaperto praticamente tutto: le discoteche, i teatri, i concerti, i ristoranti, i mercati. Puerta del Sol è piena di comitive di ragazzi, spensierati e molto vicini, e le guide turistiche hanno ricominciato il loro lavoro. E il covid? "A Madrid il tasso di contagio e ospedalizzazione è più alto che a Barcellona", spiega Revollo.