L‛Arena di Verona, il più grande teatro lirico all‛aperto del mondo, gestito dalla Fondazione Arena di Verona, fiore all‛occhiello dell‛Italia sul palcoscenico internazionale rischia il default. Sotto il peso di 32 milioni di euro di debiti. Il piano presentato per ristrutturare il debito, nemmeno a dirlo, dopo il taglio del contratto integrativo dei 280 dipendenti pari al 30%, passa per l‛esubero di 72 dipendenti e l‛incerto destino di 1000 precari, e il netto ridimensionamento del corpo di ballo e degli orchestrali, punta di diamante delle produzioni, che verrebbe sostituito da contratto “job on call”, a chiamata. Pe ri sindacati un inutile bagno di sangue, per il Sindaco Tosi un passaggio indispensabile per evitare il fallimento. Non basta però la legge Bray ossia un Fondo rotativo per salvare le fondazioni e nemmeno i contributi straordinari arrivati dalla Camera di commercio comune e Cariverona per mettere in sesto i conti dell'ente che riceve 5 milioni di euro in meno all'anno di entrate statali. Il sindaco Flavio Tosi già presidente della Fondazione parla infatti di privatizzazione se non si risolve la questione occupazionale e di superamento del concetto della fondazione stessa visto che ormai non ci sono più i contributi statali che la reggevano a galla