Il luogo è Ponticelli: 140 mila metri quadrati, 5 blocchi vetro e cemento, 450 posti letto, 20 sale operatorie, centro commerciale e albergo. Uno dei sei ospedali «ipertecnologici e ispirati all’umanizzazione» ideati nel 2002 da Umberto Veronesi, allora ministro della Salute, e affidati all’archistar Renzo Piano. Bene. Fossero i tempi dell’Istituto Luce, l’Ospedale del Mare si sarebbe guadagnato il riconoscimento del “più inaugurato d’Italia”. Prima pietra nel 2004: Napoli parte seconda, dopo Mestre. Seguono Pistoia, Prato, Massa Carrara, Lucca. Oggi tutti attivi. Quello di Napoli, invece, non funziona ancora, a 13 anni dall’appalto sottoscritto da Antonio Bassolino, all’epoca governatore della Campania, e dal direttore generale della Asl Napoli 1 Angelo Montemarano con il gruppo Astaldi, vincitore della gara. L’accordo, che prevedeva la consegna dell’opera entro il 2009, si basava sul project financing. Formula che mette insieme il finanziamento pubblico di 119 milioni (57 per cento) della Asl e il contributo privato di 91 milioni (43 per cento) dell’Astaldi che, in cambio, ottiene la gestione per 25 anni dei servizi ospedalieri extrasanitari: cucina, albergo, lavanderia e manutenzione. Opera faraonica.
Nel 2005 iniziano i lavori. Si va spediti fino a maggio 2008: la struttura è già al 50 per cento. Qualcosa si inceppa. La Asl viene commissariata. Il cantiere si blocca. Cade la formula del project financing. Astaldi non investe più i 91 milioni previsti ma ne ottiene circa 200 per completare l’opera. La modifica del rapporto con l’Asl costa 362 milioni in più sulla spesa prevista. I lavori riprendono lentamente. Frenetica, invece, la serie di nastri tagliati. Neanche il tempo di insediarsi: Vincenzo De Luca, che succede a Stefano Caldoro, sbeffeggia l’ex governatore campano: «Lui ha inaugurato una portineria». Passa qualche mese, e va ad inaugurare radioterapia, radiologia ed emodialisi. A giugno riappare con un cronoprogramma in 5 tappe: l’ultima è fissata per il prossimo dicembre. Una chimera. Nel caos anche un giallo: muore un paziente trasferito senza protocolli in un altro ospedale. La procura apre un’inchiesta. Le gare per assumere sono ferme, le tecnologie quasi tutte sigillate, fuori uso il generatore di emergenza. Per la capogruppo regionale dei 5 Stelle, Valeria Ciarambino, l’ospedale costa 2 milioni e mezzo al mese, ma funziona solo per un terzo. Non è finita: la Regione fa smantellare il polo materno-infantile, con culle nel cellophane, incubatrici, 4 sale parto, terapia intensiva neonatale. È tutto pronto, ma va rimosso e trasferito nel vecchio ospedale Loreto Mare. Niente Ostetricia e Ginecologia. Meglio cardiochirurgia. E poco importa che ve ne siano già altre 12 in Campania.