Antonino Laganà aveva 3 anni, partecipava a un saggio scolastico sul lungomare di Melito Portosalvo, doveva cantare una canzoncina. Sono le 18.40 del 6 GIUGNO 2008. La mamma è con il figlio più grande, ci sono tutti i genitori, persone che assistono al saggio, 1000 persone. La mamma sente gli spari, corre e prende in braccio il piccolo Antonino, che è minuto, e si trova le braccia piene del sangue del bambino. TUTTI SCAPPANO, ad aiutarla resta un‛unica persona, il papà di un altro bambino che la porta di corsa in ospedale. Le forze dell‛ordine lanciano un appello affinché chi ha visto parli, anche un dettaglio può essere utile a capire cosa sia accaduto e chi abbia sparato. Nessuno si presenta. Al processo si presenta solo una persona: i due accusati, Leonardo e Antonino Foti, dicono che al momento della sparatoria erano in un‛autofficina, solo il proprietario dell‛autofficina si presenta in tribunale per dire che non è vero. Si disse: “Antonino si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato”, la mamma non può sopportare questa frase che paragona al “se l‛è andata a cercare” sussurrato nei confronti della ragazzina violentata a Melito. “Mi sono opposta con tutte le forze a questa frase, ho gridato. Anche quando l‛avvocato dei mandanti in cassazione ha pronunciato quella frase mi sono alzata e gli ho detto che per quelle parole dovevano radiarlo dall‛albo”.