Versare regolarmente 40 anni di contributi e scoprire che la pensione resta lontana: è il dramma di tanti lavoratori “precoci” chiamati così proprio perché hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni in attività pesanti. Nel loro caso la legge prevede il pensionamento a prescindere dall’età anagrafica: bastavano fino al 2011, appunto, 40 anni di versamenti contributivi. Dal 2012 con la riforma previdenziale servono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Molti però nel frattempo hanno smesso di lavorare e si trovano quasi sessantenni con un “buco” contributivo difficile da colmare, come ci racconta il nostro intervistato. Servizio di Tiziana Stella