Maria Concetta Cacciola è la figlia del boss Michele Cacciola, uno dei capi dell’omonima storica cosca di Rosarno. Giovanissima, sposa Salvatore Figliuzzi che finirà poi in galera per associazione a delinquere di stampo mafioso. Quando Maria Concetta decide di frequentare un uomo conosciuto su internet, inizia a ricevere lettere anonime cariche d'insulti e viene addirittura pedinata dal fratello, legato alla 'ndragheta e alla famiglia. Esausta e vittima della violenza di Giuseppe Cacciola, Maria Concetta decide di rivolgersi alla giustizia raccontando tutti gli affari dalle cosca: dà un’identità a luoghi e a persone fino ad allora nell’ombra. Durante la collaborazione viene allontanata dai suoi figli e trasferita in una località protetta. Quando torna a Rosarno per rivedere i figli non riuscirà più a fuggirne. Muore il 20 agosto 2011 ingerendo dell'acido muriatico, non prima però di registrare un nastro in cui dice: "È da tre giorni che sono a casa mia tra mio padre, mia madre, i miei fratelli, i miei figli ed ho riacquistato la serenità che cercavo. Vorrei aggiungere che avevo scritto una lettera che aggiungo con questa registrazione e vorrei essere lasciata in pace in futuro. E non essere chiamata da nessuno». Secondo gli inquirenti le parole mosse da Maria Concetta sono state dettate dai famigliari attraverso "reiterati atti di violenza fisica e psicologica" per scagionare la cosca. Sarebbe stata proprio la famiglia infatti a indurla al suicidio. Il 25 aprile 2012 Giuseppe, Michele e Anna Cacciola vengono arrestati.