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Buttafuoco: carta vince, carta perde. I tre candidati del PD

PIETRANGELO BUTTAFUOCO

Carta vince, carta perde. E’ il gioco delle tre carte.

I tre candidati alle primarie del Pd – ovvero Matteo Renzi, Andrea Orlano e Michele Emiliano – arriveranno comunque tutti terzi perché la sinistra, in Italia, è già fuori gioco.

 

Da un lato c’è Beppe Grillo, dall’altro Silvio Berlusconi.

Populismo chiama populismo, forse, ma tra Di Battista e Fico, lì – e De Girolamo e Carfagna, là – per i terzisti sinistri non c’è gara.

I populisti si prendono tutto il consenso e la finezza del riformismo va a farsi benedire.

Renzi ha consumato il vantaggio col referendum.

I no hanno messo ko la narrazione.

Lui diceva alla realtà, stai zitta sì o no? E quella ha più che risposto:

e no, e no, e no”

La composta eleganza di Orlando non regge il confronto con la ricercatezza paesana di Di Maio sempre sul punto di fare la Prima Comunione

 

Emiliano, preso dalla fregola d’essere a la page si scorda di Padre Pio per invocare Don Milani e si ritrova bello che azzoppato. E il castigo arriva, infatti, non può più ballare la (pizzica)

I telegiornali e la stampa intellettualmente più avvertita ne faranno un febbrile storytelling delle primarie del Pd, chi piace alla gente che piace andrà a scegliere tra i tre che però resteranno sempre in tre

Non ci saranno assembramenti ai gazebo delle primarie ma in fondo – tra i ludi cartacei – è l’unico con cui gli italiani possono illudersi di votare.

Non c’è presidente del consiglio che abbia vinto le elezioni da ben quattro governi fa: in principio fu Mario Monti, quindi Enrico Letta, poi Matteo Renzi, infine Paolo Gentiloni-Silverj. Tutti nominati e mai passati al vaglio delle urne che prima o poi dovranno pur bussare al banco.

A proposito di urne.

Lì, temibile, c’è Grillo.

Là, inamovibile, c’è zio Silvio.

E voi, dunque, dovendo scegliere, chi andrete a scegliere: carta vince/carta perde coi populisti o carta niente coi riformisti?

Tertium non datur.

E’ sempre lì: o lì o là. E’ la sentenza di Giufà.