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Pietrangelo Buttafuoco arbitro di una difficile partita: i giovani contro Poletti

Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. 

Niente è più falso di un curriculum. Giuliano Poletti suggerisce ai giovani di cercare lavoro giocando a calcetto invece di laurearsi e cos’ dicendo, più che una gaffe, proclama una dura verità. 

Il ministro del lavoro sogna un’Italia sgombra di giovani: “Bene che stiano dove sono, se sono andati via; finalmente non li avremo tra i piedi”. Ovviamente Poletti poi corregge ma è la prima parola quella che conta, come giustamente dire che “prendere 110 e lode a 28 anni non serve a niente”. Poletti non ha la laurea, ma se per questo neppure il ministro della pubblica istruzione, Valeria Fedeli, è laureata. E neppure diplomata.

Tutti gli asini sono vivi, e i dottori sono belli che morti.

Dove può una pedata non arriva né un curriculum, né un concorso

E’ il “canta che ti passa”, è la brioche di Maria Antonietta applicata all’Italia di pizza e mandolino perché questo è il paese del sole.

Gli asini sono vivi, e volano pure.

Un avvocato, Maria Elena Boschi, passa alla storia come costituzionalita.

Una guardia municipale, Antonella Manzione, approda a palazzo Spada (foto prospettiva di Borromini) come Consigliere di Stato.

Solo Dario Franceschini – scrittore sommo, ottimo dottore – si degna di fare il ministro.

Della Cultura va da sé.

Quello che più di tutti gioca a calcetto, fateci caso, è Matteo Renzi. E la sa lunga.

Il suo sfidante, Michele Emiliano, giocava a basket, ma quello che la sapeva ancora più lunga, Giulio Andreotti, giocava solo a poker. E perfino a rubamazzo.

A proposito di rubamazzo.

Se il calcetto è la metafora della sopravvivenza sociale, secondo voi quando si trova il lavoro, durante la partita, o negli spogliatoi?

E’ sempre lì: o lì o là. E’ la sentenza di Giufà.