Il tartufo d’Alba, il tartufo più ricercato e conteso dai migliori ristoranti del mondo e da tutti i gourmet.
“TUBER MAGNATUM PICO”: un nome latino che all’ascoltatore più attento evoca immediatamente un mondo intero: quello del tartufo. Il tartufo è ancora oggi un mistero affascinante e non risolto. Nessuno sa perché nasca in un posto e non altrove, perché certi ambienti ne favoriscano la crescita e altri, magari molto simili, non lo facciano, per quale motivo sia in simbiosi con alcune piante e non con altre, se subisca davvero, come si dice, gli influssi della luna o meno. Fatto sta che cresce in pochissime aree al mondo, di cui la più famosa è quella delle colline delle Langhe, Roero e Monferrato. Il sodalizio tra il tartufo bianco e la città di Alba è simbiotico da molti anni. Qui dal 1929 si tiene la più importante Fiera mercato del tartufo bianco dove convergono le raccolte di centinaia di “trifolao”, il nome locale del tartufaio che, accompagnati dai loro fidati e preziosissimi cani da ricerca, hanno fatto della loro passione un importante business. Oggi è l’ultimo giorno della Fiera internazionale del tartufo d’Alba in cui, come sempre, le aste hanno confermato essere il tartufo ricercato e conteso dai migliori ristoranti del mondo e da tutti i gourmet. In questi giorni viene ufficialmente consegnato all’Unesco il dossier per candidare il Tartufo a “patrimonio immateriale dell’umanità. In attesa che succeda, però, molto più materialmente gourmet e chef attendono il momento giusto per prendere in una mano la preziosa pepita e nell’altra l’apposito strumento per depositare le scaglie che valorizzano per profumo e sapore qualunque preparazione. Insomma, il tartufo è profumo, poesia e mistero, ma anche cucina d’alto livello e status symbol dal fascino intramontabile