La buonasera di Massimo Gramellini

La buonasera di Massimo Gramellini: "Per Cristina il primo colloquio di lavoro è un soliloquio. Ha quindici secondi di tempo per leggere la domanda standard che le apparirà sul computer e trenta per videoregistrare la risposta.

In qualche modo se la cava e, come ha raccontato al Corriere, ottiene il posto di ausiliare alle vendite in un supermercato, o almeno così dice il contratto.

Otto ore al giorno dal venerdì alla domenica sera, per 900 euro al mese. Lo chiamano part-time verticale, perché la neolingua del lavoro è piena di sorprese: pensate che gli schiavi li chiamano collaboratori.

E Cristina ci mette poco ad accorgersene. Gli straordinari volontari sono praticamente obbligatori e gli orari extra le vengono comunicati solo all’ultimo momento, rendendole impossibile un qualunque straccio di vita privata.

Sebbene il contratto dica esattamente il contrario, Cristina finisce quasi subito dietro a una cassa. Anzi, alle casse, perché il sistema prevede che ci si muova da una postazione all’altra, senza sosta. Sempre in piedi. Per ore e ore.

Solo dopo decine di richieste Cristina ottiene uno sgabello, per giunta troppo alto, che le causa gravi problemi alla schiena.

Lo fa presente ai superiori, ma nel punto vendita in cui lavora i direttori cambiano di continuo, con la stessa velocità delle offerte sugli scaffali. E anche quando sono presenti, sarebbe meglio che non ci fossero.

 

Un giorno spiega a un cliente che il sacchetto della spesa è a pagamento, perché così i superiori le hanno raccomandato di dire. Il cliente le fa una scenata tremenda, Cristina chiama il direttore e costui smentisce l’ordine che le aveva dato, regalando il sacchetto al cliente e facendo ancora passare lei per una stronza.

Persino sfogarsi con i colleghi è difficile: ognuno pensa solo a sé.

In altre parole, ogni cosa in quel piccolo supermercato è disumana come il colloquio da cui è cominciato tutto.

E così, a soli ventisette anni e senza nessuna alternativa davanti, Cristina si licenzia.

Lo fa perché quel lavoro non le garantisce un’esistenza libera e dignitosa. Che non è un suo capriccio, ma esattamente quel che sta scritto su un vecchio testo polveroso che ormai, nessuno legge più: la Costituzione".