Pietro un giorno va in banca e trova una sorpresa che lo getta nello sconforto più nero. Un debito di 29 milioni di euro. L’abbiamo intervistato (non si fa riprendere in faccia perché ha paura di ritorsioni lavorative e fiscali) e ci racconta la sua storia: ha chiuso l’azienda che produceva olio extra vergine d’oliva dopo l’accusa di evasione fiscale (dalla quale è stato prosciolto pienamente) mentre ha visto andar via di casa la moglie e ha salvato per due volte la madre da tentativi di suicidio. Ma ora Pietro non ne può più, ha 45 anni eppure è ancora nel vortice, nonostante l’assoluzione dall’accusa di evasione non può alzare la testa, è ancora «perseguitato» da Equitalia. L’agenzia delle Entrate non comunica con l’ente riscossore (equitalia) e nella tenaglia del silenzio istituzionale ci finisce stritolato Pietro e la sua vita infatti da gennaio 2015 s’è visto pure pignorare un quinto dello stipendio dal C/c. Il 6 aprile 2016 ci sarà l’udienza al tribunale di Spoleto per l’annullamento delle cartelle di Equitalia. Come andrà?