CRISI, PARLA BERLUSCONI

Silvio Berlusconi riappare in televisione ad Otto e Mezzo per parlare della crisi di governo.

Il leader di Forza Italia comincia spiegando che "sarebbe opportuno ritornare dagli elettori. Ma siccome riteniamo che non ci si può accordare su un immediato ritorno alle urne, alcuni senatori ritengono che è giusto non chiedere le elezioni anticipate". Per Berlusconi "è un calcolo assolutamente giustificato. Serve - spiega - per vedere se si verifichino altre soluzioni. E' un fatto di realismo, di pragmatismo concreto sapendo come la pensano loro", afferma Berlusconi.

Poi sull'ipotesi di un rinvio alle Camere del governo Prodi, aggiunge: "Anche se si dovesse rimarginare questa ferita - aggiunge Berlusconi -, è stata scandalosa questa situazione e ci ha ridotto ad una credibilità  a zero. Con questa situazione non si fa altro che rimandare l'agonia".
Afferma Berlusconi che c'è grande stima e rispetto con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dicendo di sentirsi "assolutamente" garantito dal capo dello Stato.

Ha parole anche per la missione in Afghanistan sulla quale è stato sconfitto il governo. "I nostri militari non possono fare i pizzardoni, ora non possono intervenire neanche di fronte a un convoglio siriano che porta armi ad Hezbollah". In caso di conflitto armato in Afghanistan? "Noi non abbiamo mandato suore e infermiere, ma militari per contrastare ogni offensiva".

Sui Dico. "Erano quindici i senatori che non avrebbero votato la fiducia a Prodi. Il fatto che abbiano tolto i Dico dall'agenda è segno che la sinistra è più attaccata alle poltrone che ai propri principi. Noi comunque riteniamo che non era giusto un provvedimento che formava una famiglia di serie B.

Parla anche di Veronica. "Per chi sta lontano dalla famiglia e si occupa con intensità  della cosa pubblica non bastano le telefonate, c'è bisogno di una vicinanza fisica. Ora a Milano per esempio resto non solo il lunedì ma anche il martedì". E' questa 'la lezione' che dice di aver capito dopo la lettera di Veronica a Repubblica.

Sulla successione, ribadisce di non voler fare assolutamente un passo indietro. Anche perchè - sottolinea - "non c'è in questo momento alcun successore pronto a fare un'opera di unificazione del centrodestra".

Infine sulle distinzioni dell'Udc, afferma che sono dovute allo choc dopo la sconfitta elettorale. "Di fronte a una chiamata degli elettori - conclude - non credo che ci siano difficoltà  a stare uniti". E non crede neppure all'ipotesi che Marco Follini voti la fiducia al governo Prodi.


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