INCONTRO CON PAOLO MIELI

Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni incontrano il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli.

Il 18 febbraio 2007, il giorno dopo la manifestazione di Vicenza per dire no all'allargamento della base americana, sul Corriere è apparso un editoriale di Sergio Romano sulle "contraddizioni dell'Unione" e il "governare con due sinistre". Scrive Romano: "In Italia, più che in altre democrazie, manifestazioni e scioperi perdono spesso di vista il problema specifico per cui sono stati organizzati e diventano battaglie ideologiche (...). Il problema è quello della natura e dei caratteri della sinistra italiana. Il mondo che si estende dai Ds ai due partiti comunisti della coalizione è in subbuglio. Uomini come Fassino e D'Alema vogliono governare e sanno che questa responsabilità  comporta sacrifici, adattamenti, compromessi. Per durare nel tempo e acquisire un più vasto consenso, sono decisi a creare con la Margherita un grande partito democratico. Ma non vogliono perdere lungo la strada una parte della propria famiglia. (..) La sinistra massimalista e radicale, dal canto suo, vuole governare soprattutto per evitare che Berlusconi ritorni al potere. Ma non intende perdere il contatto con la sinistra antagonista dei centri sociali, dei gruppi extraparlamentari, del sindacalismo anticapitalista".

Due giorni prima, il 16 febbraio, alla vigilia della manifestazione di Vicenza, il Corriere aveva riportato l'opinione del suo vice direttore Pierluigi Battista. Annotava Battista: "Potremmo tutti tirare un sospiro di sollievo se i ripetuti allarmi di Giuliano Amato non verranno liquidati alla stregua di una inutile provocazione (..). Ma soprattutto se darà  i frutti, per la prima volta sul campo, l'educazione alla pratica e allo spirito della non violenza che già  da tempo impegna i settori più responsabili della sinistra radicale e di Rifondazione comunista in particolare. Si tratta di un impegno serio che scava da anno (Bertinotti ha intrapreso la sua campagna non violenta all'indomani della tragedia di Genova, nel 2001) in una zona vulnerabile e di frontiera della sinistra, che sconvolge codici e criteri di giudizio in un'area ideologica refrattaria agli imperativi dell'etica non violenta e che ha suscitato un dibattito autentico, talvolta accompagnato da resistenze, ripulse nonché, in qualche caso, drammatiche rotture. (..) Ecco perché, se questo nuovo argine riuscirà  a non sfaldarsi a Vicenza, se la sinistra radicale saprà  imporsi come una forza di pedagogia democratica dentro il mondo dell'antagonismo, è consentito dire che uno spiraglio di speranza può aprire, con uno spirito diverso, questo sabato difficile".