Baristi, ristoratori, albergatori. Sono gli imprenditori che, nel Veneto ormai quasi del tutto aperto, restano chiusi. “La guerra qualche palazzo l’ha lasciato su, questa è una bomba nucleare. Ci ha raso letteralmente al suolo”, dicono. Luca Bertazzoni e Ambra Orengo
In due mesi di lockdown stimano di aver perso 50/60mila euro. E riaprire ora, per bar e ristoranti, potrebbe non essere conveniente: “Se riapro rispettando distanze e capienza, guadagno un decimo di quello che guadagnavo prima”, racconta Riccardo, titolare di un bar a Padova.
Dopo aver raccontato (qui e qui) il Veneto rimasto aperto nonostante le restrizioni, Piazzapulita torna nella Regione tra le locomotiva d’Italia per parlare con chi invece non può o non riesce a riaprire. “Avremo problemi per i prossimi due anni. E poi se devo aprire un ‘Covid-center’ anziché un albergo, non apro”, dice Marco Michielli, presidente di Federalberghi Veneto. E i prestiti dalle banche? Spesso non arrivano: “Io ho avuto problemi quindi non me li danno. Servirebbe un condono tombale delle cartelle Equitalia. L’evasione? È un modo come un altro per salvarsi”, dice un albergatore. Luca Bertazzoni e Ambra Orengo