Da sempre i Governi e gli Stati coprono con altisonanti dichiarazioni i motivi, spesso cinici, che stanno alla base delle guerre da loro scatenate. Secondo Luciano Canfora, il proposito americano di esportare la libertà in Iraq sarebbe solo l'ultimo esempio di questo meccanismo propagandistico. Guardando alla storia passata e recente, Canfora traccia il percorso di questa sua analisi: Sparta combatté la guerra del Peloponneso sostenendo di voler liberare i greci dall'oppressione ateniese; la Rivoluzione francese, cominciata con il mito della libertà e della liberazione del popolo (il Terzo Stato) dall'oppressione finì con le guerre napoleoniche per esportare i valori della Rivoluzione che trasformarono la Francia della liberté, egalité, fraternité in impero bonapartista; nel 1849 Papa Pio IX venne riportato sul trono di Roma grazie all'intervento militare della Repubblica francese, in nome della libertà del Papa, contro la sorella Repubblica romana di Giuseppe Mazzini che lo aveva defenestrato in nome della libertà ; i conflitti regionali della guerra fredda, Vietnam, Medio oriente, Afghanistan, azioni all'insegna della realpolitik e delle sfere di influenza nella sfida Usa-Urss furono sempre inseriti nel contesto di una lotta per l'affermazione della democrazia e la libertà nel mondo.
All'inizio del suo libro, parlando della figura di Napoleone Bonaparte, presunto liberatore che diverrà imperatore, cita un discorso di Robespierre del 1792, nel pieno della Rivoluzione francese: "L'idea - sono le parole di Robespierre - più stravagante che possa nascere nella testa di un uomo politico è quella di credere che sia sufficiente per un popolo entrare a mano armata nel territorio di un popolo straniero per fargli adottare le sue leggi e la sua Costituzione.