A casa tutti bene.
In piazza e per strada, invece, tutto male.
La sera andavamo tutti all’Esquilino.
Coi residenti famosi costretti a fare come i leghisti, la ronda di quartiere: dal regista Paolo Sorrentino all’attrice Carlotta Natoli, coraggiosi contro spaccio e violenza.
Nella Roma alto-borghese e colta, infatti, il multiculturale fallisce.
Una cloaca a vista.
E adesso lo stupro di una clochard tedesca di 75 anni violentata da un giovane immigrato.
A casa tutti bene, per come avvisa il film di Gabriele Muccino.
In una villa sul mare ad Ischia la festa delle nozze d’oro di mamma e papà.
Arrivano i figli, le nuore, i generi, i nipoti e gli aggregati del nucleo allargato.
Nessuno conosce chi crede di amare.
Favino non sa scegliere tra prima e seconda moglie, Accorsi ci prova con tutte, Ghini svanisce nella malattia, Impacciatore non vuole lasciare il marito, Gianmarco Tognazzi – spiantato – mette incinta Luana e la famiglia esplode.
A casa tutto male, sotto i portici sempre peggio.
Ed è l’Italia dei brutti, sporchi e cattivi. Come nella guerra civile.
La campagna elettorale è un apostrofo bieco tra le parole t’odio.
Giorgia Meloni aggredita per strada, Matteo Renzi che dà del Bettino Craxi a Di Maio per laurearlo ladro, Mantova che toglie la cittadinanza a Benito Mussolini.
Tutto torna al passato e la domanda urge.
Il 4 marzo è meglio restarsene a casa, seduti sul divano, o andare al seggio con la matita in mano?
E’ sempre lì: o lì o là, è la sentenza di Giufà.