Mascherine fasulle, anche in farmacia

Attenzione a quali mascherine anti-Covid acquistiamo: alcune non proteggono come dovrebbero, a dispetto delle sigle “ffp2” ed “ffp3” che gli vengono attribuite. Non sono solo quelle da importazione, ma anche lotti prodotti in Italia. Inchiesta di Massimiliano Andreetta.

Negli ospedali, sui mezzi di trasporto pubblico, sui luoghi di lavoro, continuiamo le nostre attività protetti dalle mascherine anti-Covid. Non sempre, però, questi dispositivi fondamentali proteggono come dovrebbero, e questo è “un problema di salute nazionale”. Con l’aiuto del laboratorio della Fonderia Mestieri e quello dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ne abbiamo esaminati alcuni esemplari quotidianamente commercializzati.
Partendo da alcuni campioni di mascherine da importazione, acquistati in farmacia, viene fuori che la ffp3, che viene utilizzata nei reparti Covid degli ospedali e dovrebbe filtrare al 99%, protegge come una ffp2, cioè al 95,5%. La ffp2 esaminata, invece, solo dall’85%. Non dovrebbero dunque essere vendute con queste denominazioni. Sui dispositivi vi sono un marchio ed un numero che individua l’ente di produzione, ma “anche la farmacia è stata fregata”, ci spiegano. Il logo, infatti, assomiglia a quello CE, cioè il marchio di conformità europea, ma significa in realtà “China exportation”. Le due sigle sono quasi identiche.
Se però si pensa che il made in Italy possa essere sinonimo di maggior garanzia, purtroppo ci sbaglia di grosso: le mascherine italiane che abbiamo testato hanno esplicitato una protezione di solo il 51%
Si moltiplicano nel frattempo i tentativi di frode: alla dogana, ad esempio, arrivano dei lotti con certificazioni fasulle, riferite in realtà ad altri prodotti rispetto a quelli che accompagnano.